“Claudio Fabi cominciò a lavorare con me, mentre Battisti lo vidi una volta sola. Mi doveva scrivere un pezzo, ma non funzionò”, a raccontare i suoi trascorsi con Battisti Gianna Nannini in un’intervista a “Rolling Stones”: “Poi lo cantò Pappalardo
– ha fatto sapere come riporta “Lapresse”- faceva “con il martello si
romperà l’amor”, uno dei brani più brutti di Battisti e Mogol – più
brutto di così si muore. Alla fine, convinsi Fabi a farmi fare il primo
album con tutti pezzi miei e con le mie ingenuità. Claudio mi traghettò
alla Ricordi e mi lasciò così com’ero, non correggeva i miei errori,
quasi li esaltava. Mi permisero perfino di metterci quei violini che,
anni dopo, quando Conny Plank lo sentì, disse che già “facevano Gianna
Nannini’”…”.
Il suo
ultimo album si chiama “Inno”: ” Solo adesso sono arrivata ad avere la
consapevolezza di chiamare un mio album ‘Inno’ – spiega la cantante –
eppure, nata in contrada, quest’idea dell’innologia ce l’ho nel sangue.
Ma io non volevo fare la musica di Fontebranda, dove i senesi si
ritrovano a cantare vecchie canzoni. L’idea dell’inno mi pareva enfatica
e perfino il successo di ‘Notte italiana’ per me è stato un dolore. Mi
son chiesta: ma la mia Musa è tutta lì? Ci ho riflettuto e ho capito che
evidentemente era qualcosa che faceva parte di me: tendo all’inno,
ecco”.
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